Ricomincio da capo / 2

Ricomincio da capo 2

 

I giorni migliori, alla fine, sono arrivati. Qualche giorno fa ho deciso di riprendere in mano il progetto di “ricomincio da capo” e di farne una versione neorealista. Dovevo soltanto girare tutto in bianco e nero e trasformare gli spunti comici in drammatici. Per fortuna la personalità della piccola bicicletta neorealista mi è stata molto di aiuto: la sventura si accanisce su di lei come l’espressività facciale di Nicolas Cage si accanisce sugli schermi cinematografici di mezzo mondo. Avevamo lasciato la poveretta su Plutone, intenta a seguire delle lezioni di Pilates impartite da un monolite alieno, e non c’era modo per farla rientrare. Così avevamo deciso di girare tutte le scene su quel pianeta, coinvolgendo nelle riprese le maestranze locali: il monolite alieno e i sassi. Per la storia d’amore avevamo scelto di puntare sulla presenza scenica del monolite, perché la sua postura, rigida ed eretta, poteva facilmente essere scambiata per prestanza sessuale, dando al copione quel tocco di tensione erotica  indispensabile per raccontare qualsiasi storia d’amore. Per la questione del miglioramento non c’era che l’imbarazzo della scelta: la piccola bicicletta era risultata inadatta a qualsiasi attività e c’erano margini di miglioramento praticamente su tutti i fronti.

Alla fine abbiamo pensato che potesse migliorarsi assumendo atteggiamenti da mountain bike. La situazione era ideale allo scopo, Plutone era pieno di sterrati e le occasioni per compiere acrobazie spericolate non mancavano. Quindi abbiamo spronato la nostra piccola amica a lanciarsi da una discesa senza badare troppo alle conseguenze. Purtroppo l’ha fatto e al primo impatto con un sasso, complice la scarsa gravità del pianeta, è stata sbalzata fuori da quel corpo celeste ed è entrata in orbita. 

Gravitazionare per l’eternità intorno ad un pianeta, in fin dei conti, è come essere intrappolati in una sorta di loop temporale a largo respiro e la cosa poteva anche dare dei benefici alla trama ed entusiasmare il pubblico meno accorto. Ma la forza centrifuga esercitata dalla pedalata isterica della sventurata, che in preda al panico cercava di emulare Gino Bartali nelle sue storiche sfide con Fausto Coppi, e la scarsa attrazione del satellite le hanno fatto superare il piano orbitale, scaraventandola nel vuoto siderale. A quel punto ci siamo trovati davanti ad una scelta, se continuare le riprese puntando sulla verve comica del monolite alieno, o seguire la nostra piccola amica nelle sue evoluzioni spaziali. La seconda opzione, con il drammatico abbandono nello spazio profondo e la perdita di ogni speranza, ci sembrava più neorealista della prima, quindi l’abbiamo preferita. C’era anche da prendere in considerazione che le cose, non potendo andare peggio di così, potevano solo migliorare e quindi ecco che il tema portante del film, il miglioramento, era centrato.

Ma le cose, naturalmente, non vanno mai come vorremmo. A quanto pare la traiettoria imposta dal sasso all’improvvisata mountain bike era quella giusta per consentirle il rientro sul nostro pianeta. Qualche settimana dopo abbiamo captato un messaggio della Nasa che avvertiva dell’avvistamento di un oggetto volante non identificato in rapido avvicinamento alla Terra. Il pianeta veniva allertato su una possibile invasione aliena e noi non ce la siamo sentita di calmare gli animi rivelando la vera natura della presunta minaccia. Presi dall’entusiasmo abbiamo sragionato sulla possibilità di emulare Orson Welles e la sua indimenticabile trasmissione radiofonica, “La guerra dei mondi”, del 1938. Alla fine la piccola bicicletta è ammarata nel lago di Bilancino, una pozzanghera d’acqua cresciuta male situata a pochi chilometri da casa mia. L’abbiamo recuperata e portata a casa. Le ultime sequenze di quest’avventura le abbiamo usate come finale per “2001, odissea neorealista”. In questo modo almeno la struttura semantica di quella pellicola è rimasta fedele all’originale.

 

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