Di basiliche, mozzette, chiese autocefale e sindrome di wikipedia

La chiesa che vedete nella foto è la Basilica di Santa Trinita ed è una basilica minore. Il titolo di Basilica Minore è una denominazione che il papa può concedere a edifici religiosi indipendentemente dallo stile o dalla struttura architettonica. Ignoro come funzioni: se una chiesa ritenuta meritoria venga promossa al rango di basilica o se una basilica considerata indegna venga degradata al rango di minore. Nella gerarchia degli edifici sacri una Basilica Minore è considerata di rango inferiore ad una Basilica e quest’ultima, per quanto possa sentirsi orgogliosa dello status raggiunto, non ha certamente lo stesso prestigio di una Cattedrale che, in quanto portatrice della Cattedra del Vescovo, resta l’edificio più prestigioso di una Diocesi.
Una Basilica Minore può avere anche il titolo di Basilica Papale ma non è facile che questo accada: allo stato attuale questa dignità è stata concessa soltanto a due basiliche che, grazie alla promozione, possono fregiarsi del titolo di “basilica papale minore” e distinguersi da tutte le altre basiliche che sono anche dette “basiliche pontificie minori” o, per farla breve, “basiliche pontificie”. E se tutto questo non vi sembra abbastanza sappiate che esiste anche l’arcibasilica, che non è una mega basilica con i superpoteri ma un termine onorifico riservato ad edifici di particolare rilievo storico e culturale.
Ottenere lo status di basilica comporta il poter sfoggiare simboli importanti quali la Basilica (l'ombrellone da gelataio che adorna talune chiese), il Tintinnabulum (un campanellino che ha smesso di chiamarsi campanellino) e la Cappa Magna (un abito prelatizio particolarmente ridicolo e scomodo). E a proposito di abiti: il parroco di una chiesa assunta al rango di basilica minore può indossare una Mozzetta (una mantellina corta) con filettature rosse, nodi e asole. Vorrei non essermi mai addentrato in queste faccende ma l’ho fatto e quindi vediamo di procedere con calma, senza farsi prendere dal panico.

La Mozzetta può essere di vario tipo: per il rettore di una basilica è nera con occhielli, bottoni, bordi e fodera cremisi mentre per i canonici e i prevosti gli addobbi (occhielli, bottoni, bordi e fodera) sono violacei. Prelati beneficiari (qualunque cosa siano) e abati titolari - che non vanno confusi con gli abati mitrati che recano la mitra (il cappello a forma di glande che gli alti prelati usano mettersi in capo) - hanno tutto interamente in nero. I vescovi e i prevosti ambrosiani - che in certe diocesi sono dei veri e propri vicari foranei (sì, ho scritto proprio vicari foranei e no, non ho intenzione di dirvi cosa sono: la vita non è tutta rose e fiori) - usano il colore violaceo con addobbi cremisi distinguendosi in tal modo dai cardinali che non rinunciano al colore scarlatto. I nunzi apostolici e alcuni arcivescovi titolari di privilegi la portano di colore paonazzo in seta moiré mentre altri - che i privilegi li hanno persi o non li hanno mai avuti o ne hanno di differenti - la portano di colore rosso cremisi (diverso dal cremisi cardinalizio che tecnicamente è detto rosso ponsò) in seta normale o moiré. L’arcivescovo metropolita di Udine, ad esempio, ereditando la dignità particolare e primaziale dalla soppressione dell'antico patriarcato di Aquileia, la reca così. E adesso ammettiamolo: nascere cristiani non è stata una gran cosa, se nascevamo buddisti era meglio.

Una primaziale è una chiesa cattedrale il cui vescovo è anche primate. Per primate si intende un titolo ecclesiastico e non un ordine di mammiferi placentati comprendenti i tarsi, i lemuri e le scimmie. Questo titolo è assegnato all’arcivescovo di una sede importante come ad esempio la capitale di uno Stato. E’ interessante notare che nella Chiesa cattolica occidentale il titolo è esclusivamente onorifico mentre nelle Chiese ortodosse il titolo è equivalente al patriarca di una Chiesa autocefala. E tutti sappiamo che in ambito ecclesiastico, autocefalia (in greco αυτοκεφαλία) indica lo statuto giuridico e canonico di una Chiesa che pur mantenendosi fedele ad una determinata confessione religiosa ottiene il diritto di amministrarsi in modo indipendente. Ma non divaghiamo troppo che è già abbastanza dura così e, sinceramente, vivevamo bene anche senza scoprire che esistono le chiese autocefale. L’arcivescovo, dicevamo (e se non lo dicevamo lo diciamo ora), è il nome che nella Chiesa cattolica si dà al vescovo che presiede un'arcidiocesi. Quando un arcivescovo è a capo di un’arcidiocesi metropolitana si usa l’espressione “metropolita” per sottolineare - e non vogliamo sottolinearlo? - che il fortunato presiede la diocesi “metropolitana” che corrisponde alla città più grande o più importante della provincia ecclesiastica che a sua volta, da sola o con altre, forma una regione ecclesiastica. In questo caso gli arcivescovi sono insigniti del pallio - il pallio! - e il loro stemma porterà tale simbolo. E’ interessante notare che talvolta sono straordinariamente ammessi all’uso del pallio anche arcivescovi non metropoliti e questo, a mio avviso, riduce notevolmente l’importanza del pallio, lo declassa, e se pure mi era sorto il desiderio di possederne uno, adesso mi è passato. A questo punto, sul sostantivo pallio, cadiamo su una pagina di disambiguazione, uno di quei crocevia del web che come boe di salvataggio ci consentono di riprendere fiato e, casomai, mutare direzione. Perchè per pallio si può intendere: un abito greco antico, un paramento liturgico usato nella Chiesa cattolica, un elemento dell’anatomia dei molluschi, una Corteccia cerebrale. Dopo tutte queste letture avvincenti la mia corteccia cerebrale si è assottigliata parecchio avvicinandomi all’anatomia dei molluschi. Che sia il momento di spegnere il computer?

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