Paura e delirio in piazza Santissima Annunziata

Se ci mettessimo a seguire il tizio che con passo deciso cammina sotto la pioggia, otterremo due notevoli risultati: mostrarci per quegli psicotici che siamo e arrivare in piazza Santissima Annunziata. Per una felice coincidenza questa piazza è la meta ideale per una mente disturbata come la nostra: si tratta infatti di un luogo meraviglioso, dove è possibile vivere appieno e in maniera soddisfacente le proprie idiosincrasie senza recare danno a nessuno e senza essere importunati.  

Vasta e scarsamente popolata, piazza Santissima Annunziata è porticata su ben tre lati ed emana un senso di pace in grado di placare qualsiasi animo. Il gran numero di colonne che la delimitano offrono un sacco di opportunità per nascondersi ad inveire contro il governo, tramare rivalse, o parlare fra sé e sé maledicendo il destino avverso. Nei giorni di sole (ma anche nei giorni di pioggia, in fin dei conti siamo psicolabili) è possibile sedersi su uno dei gradini che la costeggiano e passare lunghe e piacevoli ore a sragionare su Bill Gates, o Soros, senza che nessuno venga ad importunarci e ad inocularci particelle di mercurio e 5G.   

Nel centro della piazza si trova la statua equestre del Granduca Ferdinando I de’ Medici sul cui piedistallo, dal lato corto che guarda alla chiesa, si trova un cartiglio bronzeo decorato con delle api. La tradizione vuole che sia impossibile contarle in maniera esatta e che se ci riuscite, senza toccarle o indicarle, verrete baciati in fronte dalla Fortuna. Se siete affetti da disturbo ossessivo-compulsivo di tipo scaramantico, questo è il tipo idoneo di attività per dar fuori di matto. In tal caso potete appartarvi a piangere dietro una delle colonne già citate o cercare di suicidarvi annegando in una delle due fontane bronzee realizzate da Pietro Tacca nel 1629. Non contengono abbastanza acqua per garantire la felice riuscita dell’insano gesto, ma anche il solo provarci può recare grandi soddisfazioni. 

Sul lato nord-est della piazza si trova la chiesa della Santissima Annunziata. Se siete degli appassionati survivalisti probabilmente avrete con voi una bussola per determinare l'esatta posizione dell'edificio ma, con ogni probabilità, non ve ne importerà niente. Sarete più interessati a contare i numerosi piccioni che svolazzano in giro e che in caso di catastrofe possono rivelarsi insostituibili come fonte proteica, oppure a visitare il Museo Archeologico, la cui entrata principale si trova di fianco alla chiesa.  

Quest’ultimo contiene una vasta collezione di manufatti egizi, romani ed etruschi. Stiamo parlando di culture antiche: società millenarie scomparse nel nulla perché rette da persone imprevidenti che se soltanto si fossero impegnate a scavare bunker nei triclinium, invece di gozzovigliarci, probabilmente sarebbero ancora tra noi. Pezzo forte della collezione è la Chimera di Arezzo, una scultura etrusca raffigurante un essere decisamente problematico: un leone avente una testa di capra innestata nel torace  e un serpente nevrotico per coda. A corollare questo delirio c’è la scelta autolesionista della coda (il serpente) di mordersi il torace (la testa di capra), in un tripudio autodistruttivo che può spiegare, a una mente lucida come la nostra, l'atteggiamento incazzato del resto del corpo.  

Per concludere: se uscendo dal museo raggiungete il centro della piazza, alla vostra sinistra potrete ammirare lo Spedale degli Innocenti il cui portico venne progettato da Filippo Brunelleschi. Lungo 71 metri e composto da nove campate con volte a vela e archi a tutto sesto, alla sua sommità reca dei tondi realizzati da Andrea della Robbia e raffiguranti dei neonati in fasce. Questi bassorilievi ci ricordano che l’edificio è stato il primo orfanotrofio d’Europa. Un luogo triste dove donne impossibilitate a crescere i propri figli erano spinte all’abbandono, secondo una prassi di sottomissione al senso comune che perdura ancora oggi e che assimila il desiderio e lo stato di necessità alla colpa, e la casualità del nascere e del vivere - in ricchezza o povertà - alla volontà divina. Rappresentazioni severe che non contemplano appelli, ponendoci in condizioni prive di alternative, e che rendono socialmente tollerabile ciò che tollerabile non dovrebbe essere.  

Ad ognuno il suo delirio.

 

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