La casa verde

Per trovare questa casa, posta in atteggiamento fallico nei vicoli di Genova, bisogna penare. Situata alle porte di Campo Pisano, la casa si nasconde e per raggiungerla bisogna aver voglia di infilarsi nel pertugio scosceso che si intravede alla sua destra e che non promette nulla di buono, oppure costeggiarla dal lato sinistro, per una strada tranquilla che sembra uscita da una cartolina del secolo scorso. Arrivati allo spiazzo dato dall’incrocio delle due strade bisogna sviare lo sguardo verso l’alto in una posizione azzardata, buona per gli inciampi e i torcicolli. E’ un rischio grande che si corre, ma l’impresa vale la pena.

A Genova lo spazio non consente viste d’insieme, per trovare orizzonti e vastità bisogna raggiungere il mare, oppure sbirciare verso l'alto e accontentarsi d’intravedere frammenti di cielo da cui a malapena filamenta un po’ di luce. Ma quel poco d’illuminazione che passa,
rasentando intonaci colorati gonfiati dall’umidità, svela architetture sorprendenti, rese complesse dal passare dei secoli e dal mutare delle necessità. Perchè sono le necessità umane a modellare il paesaggio urbano ed a Genova, come in molte altre città italiane, ti rendi conto che una necessità umana indispensabile, come il cibo e l’acqua, è la grazia.

E a ben guardare ti rendi anche conto che Genova è l’unica città italiana dove l’uomo ragno, raggiunta l’età della pensione, potrebbe continuare a fare un po’ di attività fisica restando in relativa sicurezza. Per dare il suo contributo alla lotta contro il male non avrebbe neppure bisogno di srotolare la tela: gli basterebbe allungare una mano per incollarsi al palazzo adiacente e un saltellino per passare al successivo. Senza alcuno sforzo potrebbe attraversare la città ed arrivare sui luoghi del bisogno fresco come una rosa. Certo, i nemici da combattere non avrebbero nomi altisonanti come quelli a cui è abituato, sarebbero più adatti alle nostre problematiche: avremmo il “Burocrate imbecille”, “L’ineffabile Assessore”, “Il Gestore Autostradale Incapace”, e via dicendo. Quest’ultima importante riflessione mi è venuta mentre - alzando lo sguardo durante una delle mie passeggiate - nel profilo dei palazzi ho scorto la prova del passaggio del gruppo di supereroi più problematico del pianeta. Non so quale fosse la loro missione ma, come Zorro, hanno voluto lasciare un segno e io, come il sergente Garcia, l’ho saputo cogliere.

 

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