Il cuore pulsante di Davy Jones

Via di San Bernardo è come uno scrigno, usurato e ammuffito ma contenente l'inimmaginabile. Il riferimento d’obbligo (non è vero, non mi obbliga nessuno, il riferimento di cui tratterò mi è venuto spontaneo, non richiesto e non voluto, e avrei potuto benissimo ignorarlo) è al film Pirati dei Caraibi - La maledizione del forziere fantasma. E ovviamente (non è vero pure questo, non è ovvio per nulla, a quale adulto, o presunto tale, verrebbe in mente un paragone simile?) è riferito allo scrigno di Davy Jones che sepolto sotto la sabbia contiene il cuore pulsante del pirata.

Ecco, nascosto negli anfratti di Via di San Bernardo ci deve essere il cuore pulsante di Genova: la sua essenza. Saranno le antiche botteghe, sarà l'odore del mare, le pareti sgretolate degli edifici e la penombra che le avvolge. Sarà la matassa di vicoli che si dipanano in ogni direzione. 

Sarà il tizio della foto che con le mani giunte dietro la schiena, i capelli bianchi agitati dal vento e i piedi ben piantati al suolo, può essere benissimo immaginato sulla tolda di una nave, intento a scrutare l’orizzonte e a meditare sui destini avversi. Sarà pure, diciamolo, la mia scarsità di riferimenti culturali di un qualsivoglia spessore, ma tutto in questa immagine concorre a rimarcare la natura marinara della città e a suscitarmi paragoni imbarazzanti.IMG 20200620 163950 01

 Ho fotografato questo angolo di Genova decine di volte, da ogni punto di vista. Nel punto in cui ho effettuato lo scatto c’è una piazzetta che getta un pò di luce in quegli anfratti; sulla destra una salita che consente uno sguardo d’insieme; a destra si arriva ad una piazza diseredata, a cui si deve voler bene per forza, come al brutto anatroccolo della nidiata in cui però si scorgono delle potenzialità (in questo caso lo sforzo di preveggenza deve essere immenso); e alle mie spalle, camminando per un poco, si arriva al mare. 

Il nome del negozio è “I fruttarelli” e a parte la scelta disneyana e l’uso scriteriato del font, tutto mi affascina in quel negozio: i colori delle merce esposte, le fascine di grano, il contrasto di colore fra il rosso dell’espositore e il grigiore delle mura e della pavimentazione.

Bisogna attardarsi in quell’angolo di Genova che in un paio di isolati riassume il senso di questa città.

E visto che ci si è attardati bisogna cercare un posto dove cenare. E io suggerisco il ristorante Veracruz che si trova nella stessa strada e dove è possibile mangiare la vera cucina messicana, e non la pallida imitazione dei tex-mex che abbondano nella nostre città.

 

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